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La Cripta dei Cappuccini

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A Roma, in via Veneto, a pochi passi dalla fontana del Tritone e Piazza Barberini, c'è la Cripta dei Cappuccini, un luogo che ha impressionato persino il marchese De Sade e che ha ispirato romanzieri. Si tratta di una costruzione risalente al 600 e annessa al Convento dei Cappuccini e alla sovrastante chiesa di Santa Maria della Concezione. All'ingresso, vengo accolta da una zingara che siede sui gradini della chiesa. Poi, mi trovo 'catapultata' o meglio 'risucchiata' negli inferi, come Proserpina. Non c'è tempo per capire: le ossa sono ovunque: ossa del bacino, teschi, femori, scheletri in altrettante nicchie di ossa formano un macabro arredo di porticati, lampadari, oggetti tutti realizzati con ossa. Mi sento come Peseo che deve affrontare Mudusa senza lo scudo di Atena e improvvisamente, sento che ho cambiato mito. "C'è un senso a tutto questo" penso. "E non è certo suscitare il pensiero della morte in vista delle indulgenze, come vorrebbe certa retorica religiosa", continuo a pensare. Cerco di fare qualche foto, ma una voce in fondo al macabro corridoio mi ammonisce: le foto sono vietate. Questa, viva. Sono in un film? mi chiedo, sentendo di aver perso la sensibilità. Quando esco è già ora di pranzo, ma mi è rimasta un'angoscia addosso che, dentro, non avvertivo. Tutti i morti conosciuti sfilano nella mia memoria. E non si tratta solo di gente che ha lasciato questo piano d'esistenza. Finalmente avverto con assoluta chiarezza quanto, dimenticando la morte, si diventi necrofili. Quella cripta non serviva come monito per acquistare la vita eterna, ma per acquistare QUESTA VITA. e il passaggio dalla 'morte in vita' alla vita senza morte è la CONTEMPLAZIONE STESSA, quotidiana, della morte. Un conto è saperlo. Un altro farne esperienza. Consiglio vivamente di visitare questo luogo misterioso.
 
 
La Cripta dei Cappuccini
La notte agita ossari;
tra sogni alla penicillina
nemmeno nausee o sentori
di rigurgito nel macabro mitreo
dei giorni abbacinati.
 
Ma sfilano ossa, a dispetto,
sottratte al patibolo
in questa ferma danza macabra
 
dove i frati, col cilicio,
ancor fanno sberleffi alla vita
 
e chiamano la morte
chiamano la morte
chiamano la morte
o ogni osso ha il suo nome.
A.S. (Immagine dal web)

 Salvatore Pizzo - 28/02/2023 01:31:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Pizzo » ]

Ma, in fondo, la vita cos’è, se non una fitta trama di tessuti a rivestire uno scheletro? Anche perché, alla fine, ciò che rimane di noi è solo un mucchietto d’ossa. Tutto qui. E proprio intorno al ’600, tra guerre e pestilenze, se ne aveva ben donde per tener sempre presenti che, quei resti, erano tutto ciò sarebbe rimasto di essi.
Sempre con gran piacere ti leggo, un caro saluto e grazie.

 Angelo Naclerio - 26/02/2023 11:14:00 [ leggi altri commenti di Angelo Naclerio » ]

Grazie per la segnalazione Annalisa cara, in attesa di tornare a Roma ho curiosato sul web. Una cosa ugualmente impressionante sono i due scheletri, con tutto l’apparato vascolare perfettamente ricostruito, che ho visto a Napoli, in un luogo altrettanto carico di fascino inquietante: la Cappella San Severo, ove si trova il Cristo Velato. Leggo che all’ingresso della cripta dei Cappuccini c’è la versione locale, un pò più lunga di quella frase -fummo ciò che siete, siamo ciò che sarete- che ancora assai piccolo mi fu additata all’ingresso del cimitero del paese dei miei genitori. Gli Alpini dicono “è andato avanti”. Certo non è facile associare alla materia, le ossa i denti che durano nel tempo, l’immaterialità della memoria, dei sentimenti, dei pensieri. Il “limite” è il fabbro del vivere appieno. E mi sovviene la canzone Samarcanda di Vecchioni, il cui testo è fedele riproposizione di una antica storia di quelle terre. Penso che l’esistenza resti un mistero, indagato sempre, ma senza risposte, dalle Scienze e dalle Arti, compresa Poesia, che del mistero stesso immagino un po’ sia anch’essa parte. Penso che, nonostante le pretese della nostra tronfia società robotizzata, il ricordare la morte e l’esorcizzarla siano cose cui nessuno si possa facilmente sottrarre, forse per questo vedo sulla pagina web dei Cappuccini un ben fornito Shop in tema..
Un sorriso per salutarti, buona domenica

 Giovanni Rossato - 26/02/2023 10:40:00 [ leggi altri commenti di Giovanni Rossato » ]

Si, la morte in vita non è coscienza della morte e il suo transito non è nell’aldilà ma invece nel non più.
Grazie per i tuoi versi Annalisa.

 Vincenzo Corsaro - 25/02/2023 18:01:00 [ leggi altri commenti di Vincenzo Corsaro » ]

A certi individui servirebbe davvero visitarla per rendersi conto di cosa è o non è la vita. Avete spiegato benissimo il senso profondo della "Cripta", quindi non serve aggiungere altro altrimenti non mi fermerei più. Ben fatto Annalisa, ti auguro una serena serata :)

 Franca Colozzo - 14/02/2023 22:00:00 [ leggi altri commenti di Franca Colozzo » ]

L’ho visitata quando studiavo a Roma e vedo dire che è impressionante capire come breve sia il passo tra la vita e la morte.
Proprio io che stavo per morire diverse volte, so bene cosa significhi l’annunciato trapasso e, proprio per questo, colgo dalla natura la forza necessaria per suggere i valori veri, non effimeri e passeggeri.
Vi assicuro che la vita è un dono, a volte incompreso per troppe sofferenze inferte, a chi più e a chi meno. Essa va centellinata, gusto agro-dolce, nel giusto equilibrio che ognuno di noi deve saper trovare dentro di sé.
Grazie per questa passeggiata nell’aldilà, cara Annalisa.

 SilviaDeAngeliss - 14/02/2023 21:08:00 [ leggi altri commenti di SilviaDeAngeliss » ]

E’ davvero macabra e incredibile, la Cripta dei Cappuccini, per la quantità di scheletri che racchiude, negli scenari più inverosimili, in cui le ossa sono incastrate, a misura, per rappresentare vere e proprie situazioni di vita, diverse tra di loro...
Lirica davvero appropriata per quest’opera oscura...
Buona serata Annalisa

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